Facebook, LinkedIn, Twitter, Instagram, Google Plus, Snapchat… Sono solo alcuni dei più famosi social network, quei mondi (contenitori) che oggi catalizzano l’attenzione (e non solo) di tutti noi.
Essere sui social fa davvero bene? Intendiamoci meglio. Avere una presenza professionale di rilievo sui social, aiuta davvero? E’ un investimento di tempo/denaro così remunerativo?
Divido sempre il settore “vendite” in due tipologie: quelle dirette (tramite sistemi di vendita online pura) e quelle indirette. Quest’ultima modalità ha bisogno di strategie e tecniche ancor più sottili. Applicando una buona costruzione della mia brand image (considerazione del mio “marchio professionale”) sui social, sicuramente costruisco una comunicazione esterna di buona fattura.
Questo fa sì che possa godere di una discreta reputazione, e diventare nel tempo un (piccolo o grande che sia) punto di riferimento nel mio settore. In questo modo gli utenti, chi mi segue o i curiosi, vedranno in me (e nella società che rappresento) un “contenitore” di competenze specifiche. Probabilmente quindi riuscirò a proporre i miei prodotti/servizi anche ad un prezzo maggiore rispetto a prima.
Non solo: nel tempo è probabile che possa essere referenziato a contatti che conosco (o meno), proprio perché ben identificato assieme a determinate competenze.
Queste strategie (esporre le proprie competenze per diventare un riferimento nel settore) è già applicata da numerosi persone (leggasi influencer, almeno in alcuni casi) e aziende: proprio quest’ultime riempiono le loro pagine e canali ufficiali di news, spiegazioni, workshop, seminari (molti dei quali gratuiti). Non guadagnano oggi, ma domani di sicuro sì, perché hanno valorizzato una strategia presente per un risultato futuro.
Essere sui social fa bene (a livello professionale)? La mia risposta è sì, responsabilmente, e sempre attraverso una strategia accurata.